IL PRESIDENTE STIRPE: “IL FROSINONE CHE VERRA’: SCOPERTA DI TALENTI, INFRASTRUTTURE E IL RITORNO DEI TIFOSI”
FROSINONE – Conferenza stampa di fine anno del presidente del Frosinone, Maurizio Stirpe, nella hall conference del ‘Benito Stirpe’. Nel pieno rispetto delle misure anti-Covid che il Club giallazzurro segue dal marzo scorso per tutti i tesserati, non ci sono i giornalisti in presenza: domande quindi formulate sulla chat dei ‘media’ e intervista prodotta dall’Ufficio Stampa. Toccati tutti i grandi temi: dal mondo-Frosinone a quello più ampio del Calcio dentro una crisi di Sistema dovuta alla pandemia. Puntuali, come sempre nei quasi venti anni di gestione, i ringraziamenti ai tifosi del Frosinone, il dodicesimo uomo da sempre. E quindi un obiettivo che lo stesso massimo dirigente giallazzurro fissa nella propria agenda, senza precisa scadenza temporale.
Presidente, all’insorgere della pandemia, lei è stato il primo massimo dirigente di una Società di calcio che ha lanciato il grido di allarme sulle conseguenze. Lei dichiarò che il ‘Covid 19 avrebbe lasciato un calcio molto più povero per la perdita di tutti i valori’. Le chiedo: vede al termine del tunnel una luce di speranza nel Calcio? Riuscirà a riemergere?
“Io penso che la profondità della pandemia sia tale per cui il Calcio come tutte le attività economiche, perché al di là di tutte le considerazioni che si fanno il Calcio era e rimane un’attività economica, dovrà sempre più ripartire dalla sostenibilità economico-finanziaria. Quindi significa la necessità di ricostruire un modello di business, partendo da quei fondamentali. Per cui sarà un calcio diverso, non so se più povero ma comunque differente”.
Se le cose non cambiano, quanto può reggere ancora il Sistema Calcio e, nello specifico, la serie B?
“Secondo me il Sistema Calcio è entrato in forte condizione di sofferenza e criticità. La pandemia ha funto da acceleratore di certe tendenze in atto. Sicuramente, come dicevo prima, bisogna ricostruire il modello di business: bisogna ripartire dalla sostenibilità economico-finanziaria, dall’investimento sulle infrastrutture, dalla diversificazione dei ricavi, dalla creazione di un rapporto diverso con i tifosi. Deve essere sempre di più servizio basato, sì, sulla fidelizzazione ma ove la stessa rimane, o meglio dovrà rimanere, su un gradino minore rispetto alla qualità del servizio offerto dalle Società”.
Qual è il suo bilancio del 2020 giallazzurro?
“Dipende da quale punto di vista lo si vuole guardare: prima della pandemia il bilancio è stato ottimo, abbiamo fatto un mese di gennaio e febbraio molto positivi ed eravamo secondi in classifica nel momento in cui i campionati sono stati interrotti. Poi c’è stata la ripresa a giugno, non abbiamo metabolizzato bene la mancanza di spettatori all’interno dello stadio, forse ne abbiamo subìto le conseguenze più di altri e siamo riusciti ad agganciare i playoff per il rotto della cuffia. Poi da lì in avanti il Frosinone ha cominciato ad esprimersi a seconda delle proprie potenzialità che però potevano essere le stesse anche prima. Siamo arrivati alla finalissima, condizionata anche dagli episodi e pure sfortunata, per cui bisogna accettare il risultato del campo nonostante non sia stato positivo per noi. Poi abbiamo avuto poco tempo per riposare e ripartire, chiedemmo di spostare la gara di avvio del campionato 2020-’21 ma non ci è stato accordato. Da quel momento in avanti il nostro andamento è stato positivo, non sono d’accordo su chi lo considera altalenante. Noi abbiamo perso la prima partita, ne abbiamo vinte 5, poi ne abbiamo perse 2 e stiamo facendo bene dalla fine del mese di novembre. Ritengo in sostanza che è un campionato che ci sta tutto, è normale, e che il Frosinone sta disputando secondo quelle che possono essere le proprie possibilità. Alla fine di tutto questo, vedendo quanto sta succedendo ed è successo e vedendo come stiamo assorbendo anche la perdita dei ricavi oltre all’accrescimento dei costi che si è determinato, debbo dire che sono moderatamente soddisfatto”.
In un contesto di grande contrazione economica, quali saranno le prossime sfide per garantire sostenibilità aziendale e, al tempo stesso, continuità sul piano sportivo?
“Il Frosinone ha delle priorità: il completamento del Centro Sportivo di Ferentino e di tutte le strutture ausiliarie all’interno dello stadio. Dopodiché ci sarà una profonda revisione sulla missione e la qualità del servizio offerto dal Settore Giovanile, non è esclusa una diversa organizzazione dello stesso. A mio avviso dobbiamo sfornare un maggior numero di talenti rispetto a quanto non abbiamo fatto in passato. Quindi ci sarà molta attenzione alle infrastrutture ed alla qualità offerta dei servizi da esse offerte. Si investirà nel Settore Giovanile e sempre di più, lo vedrete negli anni a venire, sulla politica basata nella scoperta dei talenti. Ritengo che questa direzione sia prodromica al raggiungimento dei risultati ai quali bisogna ambire: rendere il Frosinone autosufficiente nel tempo rispetto all’azionista di riferimento. Il Frosinone deve avere le capacità ed i mezzi per sapersi sostentare da solo”.
Quale obiettivo deve porsi il Frosinone in questa stagione?
“In questa stagione l’obiettivo che il Frosinone si è posto è quello di provare a stare nella parte sinistra per giocarsi le carte per entrare nei playoff. Finora è in linea con quel tipo di obiettivo, che non posso certo cambiare io. Poi vedremo in futuro cosa saremo capaci di fare”.
Con l’arrivo del direttore Angelozzi è iniziata una nuova fase. Il direttore nella sua conferenza ha parlato di modello Sassuolo e valorizzazione dei giovani. Può approfondirci le linee guida del nuovo corso?
“Bisogna operare, come detto, una profonda revisione sui profili di missione e degli strumenti del Settore Giovanile per individuare qual è la strada migliore in grado di alimentare la crescita dei talenti all’interno del nostro Sistema. Finora ci siamo riusciti, lasciatemi dire, in un modo che non reputo soddisfacente. Abbiamo avuto dei buoni risultati dal 2010 al 2013. Da quel momento in poi non mi sembra che abbiamo ottenuti risultati all’altezza delle aspettative. Quindi bisognerà capire quale sarà il modello di organizzazione adeguato per perseguire questo obiettivo e una volta individuato dovremo associare gli strumenti economico-finanziari per raggiungerli”.
Il Frosinone interverrà per migliorarsi nel mercato di gennaio qualora servisse? Si aspettava il rendimento alto che stanno avendo Novakovich e Parzyszek?
“Certamente mi attendevo che Novakovich e Parzyszek sarebbero stati capaci di fornire questo tipo di prestazioni. Abbiamo investito su di loro, secondo me finora hanno fatto vedere solo in parte le loro potenzialità ma ci sono ampissimi margini di miglioramento. Per quanto riguarda invece la domanda sul mercato, si partirà con un certo tipo di programma ma in realtà le occasioni saranno determinate da tutto quello che succederà giorno per giorno. Non è facile ipotizzare quale sarà l’epilogo della sessione di mercato, certamente come tutte le Società che operano, se capiterà l’occasione e la situazione giusta proveremo a migliorarci”.
Il 7 gennaio a Milano ci saranno le elezioni per la presidenza delle Lega di Serie B. Si arriverà a più candidature o verrà trovata la soluzione su un unico nome?
“Noi appoggiamo il presidente uscente, avvocato Mauro Balata, perché riteniamo che in questi anni sia stato capace di svolgere il proprio ruolo, adeguato a quelle che erano le problematiche legate alla serie B avendo anche una visione su un progetto per il futuro. Non so se i candidati saranno uno o due, noi appoggeremo sicuramente Balata”.
Quanto c’è di Alessandro Nesta in questo Frosinone? C’è stato il rischio di una separazione la scorsa estate?
“Il rischio non c’è stato, almeno dal nostro punto di vista non abbiamo mai preso in considerazione questa ipotesi. Non se l’abbiano fatto il tecnico e il suo staff, per cui è una domanda da rivolgere a lui. Per quanto riguarda quello che c’è di buono nel Frosinone e se si vede la ‘mano’ di Nesta, posso dire che la mano del nostro allenatore si è sempre vista in questo anno e mezzo. Ci sono delle idee che prova ad applicare: molte volte è riuscito ad applicarle bene, altre meno bene. Adesso, quanto sia merito tutto suo o merito dei ragazzi o come redistribuire parte dei demeriti questo non lo so. Quando i ragazzi hanno assimilato bene quello che l’allenatore voleva fare, sono stati capaci di saperlo scaricare a terra, esprimerlo. E così i risultati sono arrivati. C’è stato anche qualche momento in cui questo non è avvenuto e debbo dire che con grande intelligenza, tecnico e calciatori si sono confrontati ed hanno trovato la sintesi giusta”.
Quante operazioni pensa di effettuare nel mercato di gennaio e come verranno gestiti i casi Dionisi e Ardemagni?
“Non so quante saranno le operazioni, faremo quelle ritenute opportune e corrette ai fini del miglioramento della rosa che abbiamo. Per quanto riguarda i casi che dite, è semplice: per Dionisi, al di là delle ricostruzioni, alcune delle quali tendenziose e sciocche e comunque tutte imprecise, se il Frosinone ha deciso di escludere dal suo progetto tecnico un calciatore che ha fatto tanto per il Frosinone – ma debbo dire che allo stesso tempo anche il Frosinone ha fatto tanto per lui – evidentemente le motivazioni debbono essere serie e non sono certi banali. Dal mio punto di vista le divergenze sono insanabili, per cui tra persone intelligenti proveremo a trovare la soluzione più giusta ed adeguata. Ardemagni è un caso diverso: lui non si trova bene a Frosinone, ci ha chiesto di cambiare aria e noi lo accontentiamo ma debbono anche arrivare delle richieste per lui”.
Che ruolo avrà Ernesto Salvini, nel Frosinone di Angelozzi? È conclusa la sua avventura a Frosinone?
“Ernesto Salvini ha lavorato e lavora con me da quasi 15 anni. Per 9 anni è stato il Responsabile dell’Area Tecnica. E’ arrivato anche all’inizio di questa stagione in condizione di grandissimo stress, determinata dagli impegni e dalle sollecitazioni di questi anni. Per ora è stato collocato in ferie, gli spettavano. E questo periodo è molto lungo anche perché Salvini non le ha mai fatte le ferie. Prima del termine della stagione sportiva valuteremo insieme e prenderemo una decisione comune. Adesso non è una priorità e non è il momento di parlare di queste cose”.
Presidente, lei ha sempre e giustamente di mancanza di continuità. Dopo gli ultimi risultati rimane della stessa idea oppure è convito che ci sia stata finalmente la svolta in tal senso? E ancora, pensa che queste partite ravvicinate possano rivelarsi decisive per l’obiettivo finale?
“La mancanza di continuità l’abbiamo rilevata soprattutto lo scorso anno. Quest’anno non parlerei di mancanza di continuità. Consideriamo le tre partite che abbiamo perso: la prima l’abbiamo affrontata in una condizione di grave menomazione, avevamo 10-15 giorni di preparazione nelle gambe e fu anche una partita sfortunata contro l’Empoli che era molto più avanti di noi nella condizione. E fu anche un risultato bugiardo. Per quanto riguarda il primo tempo col Monza, non abbiamo fatto male ma nemmeno bene al pari del Monza, fu una gara decisa nella ripresa su due episodi ai quali non siamo stati capaci di saper reagire. La vera gara negativa è stata quella col Cosenza. Ma su 13 partite si ne possono sbagliare 2, non siamo il Real Madrid, il Brasile di Pelè o l’Argentina di Maradona. Secondo me anche il Frosinone ha il diritto di fare prestazioni negative”.
E quindi il momento dei saluti, dei ringraziamenti e degli auguri da parte del presidente Maurizio Stirpe. “Volevo cogliere questa occasione per ringraziare i tifosi. In un periodo così delicato e di grande disorientamento il rapporto con loro rimane saldo, nonostante dal punto di vista fisico non riusciamo ad avvicinarci ed a poterlo svolgere nel modo più compiuto ed adeguato. Non so quando si potrà farlo di nuovo e ritornare insieme allo stadio, spero presto. E quando ci sarà data la possibilità lo faremo in una condizione di maggiore comfort. Dal nostro punto di vista, pur essendo stato un anno difficile abbiamo cercato di salvaguardare il più possibile del patrimonio che si era costruito in questi quasi 20 anni. L’impegno da parte mia rimane intatto, le difficoltà stanno moltiplicando le energie e gli sforzi per far fronte ad una situazione delicata. Il calcio è un’attività di servizio diretta al pubblico e come tutte le attività in cui c’è l’implicazione della presenza del pubblico, c’è una sofferenza terribile. In un momento del genere, con le modalità con cui si sta giocando, ad orari che cambiano in continuazione e senza un giorno di festa, credo che il calcio ancora una volta stia svolgendo una funzione sociale importantissima in una fase delicatissima per il nostro Paese”.
E poi c’è il ringraziamento a quanti lavorano nel Club e un obiettivo che fissa lo stesso Presidente. “L’ultimo pensiero va a tutti i collaboratori della squadra, partendo non solo dai dirigenti, tecnici e calciatori ma da tutti quelli che ruotano attorno al nostro mondo e che alla fine contribuiscono in misura non banale al raggiungimento di quelli che sono i risultati della Società. Un grazie di cuore a tutti. Anche perché mentre gli altri fanno le vacanze a casa, noi dobbiamo lavorare a Natale, a Santo Stefano e a Capodanno perché lo spettacolo va avanti. Noi ci mettiamo tutti a disposizione. Grazie ancora a tutti i dipendenti della Società, promesse non ne ho fatte mai ma in questo momento la preoccupazione principale è quella di rendere il Frosinone sempre più solido dal punto di vista economico, sempre più autosufficiente dal punto di vista finanziario e sempre più capace a navigare in questo mare con le proprie gambe. La mia missione qui finirà quando saremo capaci di raggiungere questo tipo di risultato. Grazie ancora a tutti e Buone Feste”.
Giovanni Lanzi