VENTI ANNI DI PRESIDENZA-STIRPE: STORIA, GEOGRAFIA, UOMINI, PROGETTI

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FROSINONE – L’ultima conferenza nella sala stampa del ‘Benito Stirpe’ 352 giorni fa, era il 29 giugno 2022. Da quel giorno per il presidente Maurizio Stirpe solo qualche intervento, durante la consegna di un premio a Ferentino nel mese di settembre e quindi alla classica cena di Natale. Ma questo è l’appuntamento clou nel club giallazzurro, che funge da spartiacque tra la stagione che si è conclusa e quella che verrà. La data del 16 giugno per Maurizio Stirpe è anche molto significativa, arriva nel giorno del ventennale della sua presidenza nel Frosinone. E’ giorno più atteso, per tantissimi motivi. E’ il momento in cui il presidente traccia un bilancio di quello generale dei 20 di presidenza, ripercorre le tappe di avvicinamento all’ultimo traguardo e traccia le linee programmatiche della stagione sportiva del Frosinone che, ufficialmente, si aprirà a luglio con l’avvio ufficiale della terza operazione-serie A.

La Guest Area, allestita per l’occasione come sala stampa, è praticamente piena. C’è attesa tra i cronisti, anche e forse soprattutto per l’addio di Fabio Grosso al Frosinone. Ma la sostanza nella relazione introduttiva (a braccio, ndr) del Presidente abbraccia appunti 20 anni di storia giallazzurra.

L’INIZIO DEI 20 ANNI DI PRESIDENZA – “Dopo quasi un anno – apre il massimo dirigente del Frosinone – replico una conferenza stampa su argomenti che riguardano il calcio. Ma è importante partire dai fatti storici secondo una precisa cronologia. Esattamente oggi 16 giugno sono 20 anni che ho assunto la guida del Frosinone Calcio. Bene, direi anche di dividere questo periodo in due fasi ben distinte tra loro. I primi 10 anni sono stati quelli che io definisco della nascita: qui assolutamente non c’era nulla, se non il nome, se non la tradizione e tante chiacchiere. Il primo sopralluogo che feci al Matusa fu impietoso, l’ultima volta c’ero stato da bambino con mio padre: c’era l’erba alta sul terreno di gioco. Ecco, siamo partiti da zero. Abbiamo fatto rapidamente un percorso che ci ha permesso di prendere confidenza con quello che sarebbe stato il concetto di stabilità secondo i nostri princìpi. Siamo arrivati in B molto rapidamente e quello è stato il primo step di un percorso che se non si fosse concretizzato probabilmente sarebbe stato difficile ripeterlo. In serie B rimanemmo 5 stagioni, poi siamo retrocessi e lì idealmente si chiuse la prima fase del Frosinone tra nascita e consolidamento di un percorso di crescita. Ci poteva stare quel passaggio intermedio, visto soprattutto da dove eravamo partiti. Dopo abbiamo iniziato a cambiare filosofia, c’è stato un primo anno di assestamento e quindi abbiamo cominciato a sviluppare dei concetti che ci ritroviamo con noi oggi, sono dei cardini. Siamo ripartiti dal Settore Giovanile, in quegli anni vincemmo lo scudetto Berretti e quello degli Allievi nazionali oltre alla Supercoppa. Promuovemmo per la prima volta un allenatore (Stellone, ndr) che veniva dalla Berretti. Non era così facile, ricordo lo scetticismo. Ma quel percorso si rivelò una intuizione corretta. Perché al termine della stagione 2013-’14 tornammo in serie B e la stagione successiva siamo andati per la prima volta in serie A”.

IL PERCORSO DEGLI ULTIMI DIECI ANNI, FINO AL RISANAMENTO – “Volevo farvi soffermare su questi aspetti: negli ultimi 10 anni abbiamo ottenuto 4 promozioni, 1 finale playoff, 1 semifinale playoff, 2 permanenze in serie B e, di questa, una che culminò con il cambio dell’allenatore da Nesta a Grosso. Se vi ricordate bene – prosegue il presidente Stirpe – noi nel girone d’andata eravamo una squadra che lottava per andare nei playoff, poi ci fu un momento di crisi che culminò con il cambio del tecnico, ci riprendemmo e fummo capaci di arrivare mi sembra noni o decimi. L’anno successivo (stagione 2021-’22) con Grosso abbiamo disputato un ottimo campionato, iniziando a veder vincere giocando bene, una cosa alla quale c’eravamo disabituati. Il primo anno siamo riusciti anche se non proprio al 100% nello scopo anche perché poi non avevamo avuto la continuità che invece c’è stata nell’ultima stagione sportiva. Che rimane come il culmine del percorso di un processo vincente che si è concretizzato con la bontà dei numeri. Ottenere i punti che abbiamo ottenuto, il numero delle vittorie che abbiamo ottenuto, i vari record che abbiamo collezionato, l’autorevolezza che abbiamo mostrato in tutte le fasi del campionato: in pratica non c’è stata nessuna partita nella quale non siamo stati in difficoltà. Onore e merito a chi ha costruito la squadra e a chi l’ha saputa dirigere. Fabio Grosso è stato un grande artefice ed interprete di questo successo. E debbo dire anche dei ragazzi che hanno saputo interpretare il ruolo alla perfezione e ci hanno dato una grande soddisfazione, una grande gioia. Ci hanno regalato un grande momento di orgoglio. La scorsa stagione l’ho detto spesso tante volte: non è importante il risultato, per me è importante il modo in cui si raggiunge il risultato. Questo successo è arrivato mentre la Società stava perseguendo un profondo percorso di risanamento. Il nostro obiettivo (Stirpe lo disse lo scorso 29 giugno 2022 nella conferenza stampa, ndr) era quello di una salvezza comoda per consolidare il processo di riequilibrio economico-finanziario. La promozione è arrivata in maniera inaspettata e ce la teniamo stretta. Ha accelerato il processo di risanamento dei conti e ci mette in una condizione di pianificare più corretta e puntuale di quanto non siamo stati capaci di fare nel passato”.

LE DIFFERENZE CON IL PASSATO E GLI ERRORI DA Non REPLICARE – “In occasione della prima serie A puntammo sui ragazzi che ci avevano consentito di ottenere quel risultato. Fu una presenza dignitosa ed anche sfortunata, con la serie A di quest’anno ad esempio avremmo disputato gli spareggi. Abbiamo fatto un pizzico di esperienza, ricordo la partita persa 4-1 a Verona col Chievo ed avrei tanto da dire su quella gara. Ma non uscimmo con le ossa rotte. Puntammo la stagione successiva alla risalita, l’ultimo anno disputato al Matusa fu molto sfortunato perché disputammo il campionato vincendo il 50% delle partite, perdemmo la semifinale playoff 11 contro 9 dopo aver perso la promozione diretta per un gol. Fu un momento sfortunato e ingeneroso con il Matusa che andava in pensione, che aveva dato tante soddisfazioni ai tifosi e che meritava di chiudere la sua presenza nel mondo professionistico del calcio. Dico grazie a tutti i miei collaboratori, dietro questi successi ci sono tante persone. C’è una macchina che se non funziona bene alla fine ti infila nell’ingranaggio quel granellino di sabbia che fa inceppare il meccanismo e non ti permette di cogliere i risultati voluti. Si chiude una stagione ma anche 10 anni di un processo importante. Il Frosinone si trova in A, in una condizione ottimale dei conti e non farà l’errore della seconda volta nella massima serie. Allora non ritenemmo prioritario e imprescindibile il modo di ottenere i risultati, ci arrivammo senza la possibilità di avere le giuste risorse. Quella stagione, meno dignitosa della precedente nella massima serie, si è trasformata in una stagione difficile dal punto di vista economico-finanziario del Club che poi andò ad unirsi con le difficoltà degli anni del Covid. Sono state stagioni pesanti e per questo dobbiamo trarre spunti per non ripetere quegli errori. Furono situazioni che hanno potuto toccare con mano in modo particolare gli addetti ai lavori, quelli che lo subiscono sulla loro pelle. D’altronde sono sempre le situazioni e i numeri che parlano: il percorso degli ultimi 10 anni racconta che possiamo stare tra i professionisti che conta in maniera dignitosa e quando la capacità e la competenza toccano punti di sublimazione, allora ci possono stare sorprese piacevoli come quella di quest’anno. Si chiude un periodo e se ne apre un altro che spero possa consolidare il percorso di crescita del Frosinone”.

COSI’ E’ ANDATA CON FABIO GROSSO, MA ONORE A LUI – “La sera del 20 maggio quando c’è stata la consegna della cittadinanza onoraria, ho invitato a cena il direttore Guido Angelozzi, il direttore organizzativo Piero Doronzo, un’altra figura importante in questo organigramma meno appariscente ma altrettanto importante, il nostro allenatore e il suo secondo. Per fare un certo ragionamento, perché io lascio sempre liberi i miei collaboratori di decidere, a prescindere dall’esistenza o meno dei contratti e della durata. Con qualcuno dei presenti esistevano appunto contratti, con tecnico e secondo erano a scadenza: a loro ho spiegato quali erano i programmi. E dissi: prendete un momento di tempo, alla fine della prima settimana di giugno mi fate sapere le vostre intenzioni in modo da permettermi di pianificare. A Frosinone deve restare solo chi è convinto di farlo. Il 1 giugno ho chiamato tutte le persone, ricordando loro che il tempo stava per finire. Angelozzi e Doronzo mi hanno risposto prima del tempo, decidendo di proseguire la loro esperienza professionale e di questo ne sono molto soddisfatto. Con Angelozzi, voglio dirlo, iniziai questo percorso 20 anni fa ma per una serie di motivi non c’era mai stata la possibilità di lavorare insieme e poi quando si è verificata mi ha fatto enormemente piacere e i risultati si sono visti. L’allenatore invece non mi ha risposto entro il 9 giugno ma il 14 a sera mi ha inviato un sms molto garbato, nel quale ha ripercorso la bella esperienza che abbiamo avuto ma mi ha comunicato che non se la sentiva più di proseguire. I motivi non me li ha detti, me nemmeno io li ho voluti sapere. In questo rapporto dobbiamo ricordare solo la parte buona e il merito che ha avuto in questi anni, ha saputo trasformare un gruppo di buoni giocatori in un gruppo e in una squadra vincente. Ha fatto quello che nessuno ha mai saputo fare nella vita del Frosinone. Avrà avuto le sue buone ragioni, non le voglio mettere in discussione e non c’è nessun argomento né di polemica e di recriminazione: è il frutto di un percorso che ho iniziato io. I dirigenti hanno assunto una decisione, l’allenatore un’altra e va rispettato. Quello che ha fatto Fabio è stato un grandissimo lavoro, onore e merito a lui. Ci ha fatto arrivare prima ad un risultato che avevamo pianificato magari tra un anno. Senza polemica alcuna. Si volta pagina. Si poteva dire prima? E’ stato detto, l’importante averlo detto e non cambia niente”.

IL NUOVO ALLENATORE PER UN CALCIO SEMPRE PROPOSITIVO – “Prima dell’avvio della stagione sportiva avremo il nuovo allenatore. Il profilo? Deve aiutarci a completare questo tipo di percorso. Mi piacerebbe continuare a giocare un calcio propositivo, anche se la serie A è chiaramente diversa dalla B. Mi piace un tecnico in grado di darci quel quid che servirà per competere ad un obiettivo tagliato su misura per noi. Speriamo di essere in grado di ottenere un obiettivo migliore delle precedenti due stagioni di serie A. Noi dobbiamo ripartire da un concetto: divertire e far divertire. Non dobbiamo avere nessun assillo, nessuna fretta. Delle idee le avevamo già per quanto riguarda l’intelaiatura della squadra. Ci confronteremo col nuovo tecnico. Ma non è importante avere la squadra il primo giorno ma dalla prima gara di campionato. E tutto questo si raggiunte secondo un percorso e tempi giusti.

SEMPRE BARRA A DRITTA E TOTALE ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’ – “Gli obiettivi di questa stagione? Non può che essere quello di mantenere la categoria. Penso che prima ci sia quello di vivere questa stagione con grande dignità, facendo parlare di noi. Se saremo stati capaci di poter mettere insieme un progetto di sostenibilità economica-finanziaria e dal quale io non derogherò assumendomene tutte le responsabilità nell’ambito della cornice delle risorse, ne rispondo io. Aggiungo che noi possiamo cullare tante più ambizioni di quanto saremo in grado di saper mettere in campo risorse aggiuntive. Il massimo sforzo che compirà la mia famiglia sarà quello di potenziare e migliorare le infrastrutture su tutto il territorio provinciale.  La Proprietà investirà solo per le infrastrutture, la riteniamo una condizione prodromica che ci permetterà di restare tra i professionisti con le gambe nostre e non dipendere dalle sorti dell’Azionista. L’Azionista è la condizione necessaria per un Club ma non è sufficiente. Noi abbiamo l’esempio dell’Empoli, un modello di riferimento: una città che ha una dimensione come Frosinone, che ha bravissimi dirigenti, che ha un Settore Giovanile di prim’ordine e che punta tutto sulla capacità e competenza dei manager. Possiamo ambire ad avere un ruolo di questo genere. Però siamo ancora indietro nel discorso delle infrastrutture. Se non ti salvi, non deve essere un dramma né dal punto di vista economico-finanziario e sportivo. Ci sono stati esempi di Società che hanno fatto il doppio e triplo salto indietro ed altre non si sono proprio iscritte. Quello è un fallimento. Il fallimento a mio modo di pensare sarebbe solo quello di non saper garantire il futuro, dobbiamo avere ben chiari in mente cosa significa fallimento. Nel 2019 siamo andati molto vicino a quella situazione, facemmo degli errori di pianificazione determinati dalla voglia di restare in A a tutti i costi. Che non rifaremo. Se non ci salveremo la responsabilità sarà tutta la mia, se ci salveremo sarà di dirigenti, tecnici e giocatori. Tutto nell’ambito di questo progetto. Quando valuterete dirigenti, tecnici e giocatori abbiate a mente chiari questi concetti. Se abbiamo indossato un abito vuol dire che non potevamo permetterci di indossarne un altro”.

CRESCITA DELLE COMPETENZE A TUTTI I LIVELLI – “In coerenza con quanto ho detto, per ampliare la fase dei ricavi che poi è la condizione necessaria per poter pensare di competere in un mondo nel quale le risorse finanziarie di investitori esterni sono sempre più al primo posto, bisognerà inventarsi una terza via. Tra poco infatti diventerà una missione impossibile stare in questo ambiente ad un certo livello perché le risorse che immettono questi investitori finanziari allargano il ‘gap’ con quella idea di ‘provincialità’. Oggi è sempre più difficile, tutto è più costoso. Sarà necessario quindi ricorrere alla famosa terza via: far emergere le competenze e soprattutto la scoperta e la formazione di giovani leve. Parallelamente a questo obiettivo dal punto di vista sportivo, vogliamo allargare le nostre basi: l’Area del marketing potenziata, l’Area della comunicazione anch’essa potenziata. Tutto quello che ruota attorno alla valorizzazione del marchio è stato implementato”.

INFRASTRUTTURE ALLO STADIO –  “A tutto questo vogliamo aggiungere il discorso delle infrastrutture. Il mio progetto: la prima ambizione è quella di completare tutto quello che possiamo fare dentro lo Stadio ed avverrà entro la fine del mese di luglio. Una sala stampa più grande che può essere trasformata anche in sala convegni per eventi, che nascerà sotto il Back Stage e che potrà essere messa in comunicazione con un ascensore. E’ stata rifatta la Sala per le interviste e la mixed zone, rimane inalterata la zona-lavoro, è stata spostata l’Infermeria che assume una posizione più centrale ed infine è stata creata anche una Sala di accoglienza per la dirigenza ospite. Tutto questo è stato progettato per potenziare gli uffici, ci sarà un lavoro di razionalizzazione e per questo abbiamo completato il processo di inglobamento di Area Tecnica e Area Marketing allo stadio. Rimangono in piedi relativamente allo Stadio due progetti: la strada dei tifosi e poi il Frosinone Village. Ci sono delle novità sulla strada: esisteva un progetto, bocciato di recente dal Consiglio di stato. Questo progetto sta per essere riproposto dal Comune, sarà una strada fruibile solo per le manifestazioni sportive ma questo ci consentirà (la disponibilità sarà del Frosinone Calcio, ndr) di risolvere il problema. Avremo parallelamente la possibilità di lavorare sull’ultimo progetto che insiste nell’area accanto alla rotatoria adiacente allo Stadio (alle spalle della Tribuna Est). Ci piacerebbe realizzare spogliatoi e docce per chi corre, poi un Centro di fisioterapia fruibile per tutti, fare un’area per gli e-games che ‘abbracciano’ l’interesse dei giovani. E poi lasciare un ulteriore spazio a chi avrà intenzione di usufruire del Village, un’area che guarda all’esterno. E quindi se la strada rimanesse aperta durante le gare, non vi sarebbe alcuna interferenza con l’attività del Village. Questo in definitiva è il disegno di come verrebbe a concludersi la vicenda infrastrutture dello Stadio”.

FERENTINO, FIUGGI E IL RITORNO A FROSINONE DELLA PRIMA SQUADRA – “Un’altra ambizione è quella di riportare la prima squadra ad allenarsi a Frosinone, vicino allo stadio, in una struttura autonoma con due campi in erba, una palestra, spogliatoi e dotata di tutte le funzionalità tecniche. L’ex Mtc? L’avete detto voi. Ci piacerebbe riportare in Città sia l’Accademia, la Scuola Calcio e le squadre giovanili ad eccezione della Primavera. Ma non facendo così nuove, noi non facciamo altro che rigenerare strutture che sono abbandonate, bisogna solo avere la possibilità di averle in dotazione per riportarle ad una condizione di fruibilità. Non c’è nessun impedimento, la cosa è fattibile. Per quanto riguarda il Centro sportivo di Ferentino e ringrazio il sindaco Fiorletta che ci permette di fare un lavoro di upgrade. In pratica ci è stata concessa la possibilità di aggiungere una struttura in legno dove andremo a mettere una palestra, gli uffici per l’allenatore ed una palestra per la squadra dando un decoro maggiore. A regime vogliamo tenere a Ferentino la Primavera e la squadra femminile. Fiuggi invece vorremmo farlo diventare un Centro attrezzato per i ritiri. Quest’anno verrà anche la Salernitana in ritiro, ad esempio. Se avessimo avuto tre campi saremmo riusciti a portare 3 squadre. Le potenzialità ci sono. Il Capo I Prati ha le condizioni per poter sostenere cambiamenti, non viene abbandonato il progetto ma solo rimodulato. Si parte dal calcio e poi man mano che si creano le possibilità si fa uno step di avanzamento successivo. I tempi: tutto quello che vi ho detto in un anno, per il Village servirà un anno di più e forse per il completamento tra i 12 e 18 mesi se ci saranno le risorse adeguate”.

SETTORE GIOVANILE, ABBONAMENTI, SPONSOR –  “Ed eccoci al Settore Giovanile. L’Accademia sarà gestita da Luigi Lunghi che ringrazio per tutto il lavoro che ha fatto. Noi non abbiamo le strutture per poterle gestire ma dobbiamo avere la possibilità di poter avere con noi l’Accademia e il Settore giovanile entro un anno. Spero che questo sia l’ultimo anno nel quale ci appoggeremo a lui per questa gestione. Quello che mi aspetto invece dall’ambiente: io voglio far partire la campagna abbonamenti dopo la mia conferenza stampa anche se siamo pronti dal 5 giugno scorso. Perché questa decisione? Perché voglio che la gente ascolti. Voglio che la gente possa capire tutto del Frosinone. Penso che le cose funzionano quando la gente può scegliere. Il 19 giugno ci sarà la conferenza stampa per gli abbonamenti. Cosa mi aspetto? Voglio essere ambizioso: che lo stadio sia pieno, ce lo meritiamo. Voglio battere l’ultimo record della serie A precedente. Penso che al di là dell’apporto finanziario da parte dei tifosi che non ti cambia le cose, lo ritengo un segnale di vicinanza ed affetto. Perché se uno entra nel calcio per guadagnare, deve guardarsi allo specchio e interrogarsi: forse hai sbagliato settore e giornata. Dai tifosi mi aspetto invece una grande risposta, non alla serie A ma al percorso compiuto verso questa serie A negli ultimi 20 anni. E mi aspetto un segnale di grande vicinanza da parte degli sponsor. Il Frosinone non è roba mia, noi siamo solo degli amministratori pro-tempore. Il Frosinone è di tutta la provincia, della Città, è vostro e per questo ha bisogno di un lavoro di fiancheggiamento per farlo continuare a crescere”.

Ufficio Stampa Frosinone Calcio

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