FRARA, DIECI ANNI DA ‘TUTTOCAMPISTA’ DEL FROSINONE E ORA LA RIBALTA NEL SETTORE GIOVANILE

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FERENTINO – Quel colpo di testa nella notte del 7 giugno 2014, un lampo nella serata bollente. Tra 22 corpi sudati e tesi come corde di violino davanti 10.000 persone trepidanti sugli spalti, a tifare per il ritorno del Frosinone in serie B dopo 3 anni di Purgatorio. Ieri capitano giallazzurro delle due promozioni di fila, uomo squadra nella stagione della seconda risalita in A. E poi dirigente, la carriera di direttore sportivo associata al lavoro di scouting. Oggi Alessandro Frara veste i panni del direttore dell’intero settore giovanile giallazzurro. Un ruolo strategico per le geometrie di un Club che vuole dare vigore al proprio bacino di giovani.

Un’esperienza nuova per te come direttore dell’intero settore giovanile: che tipo di aspettative hai?

“Sarà una palestra importante, sono molto stimolato nell’affrontare questo nuovo incarico perché mi permette di osservare da vicino la crescita dei nostri ragazzi sia da un punto di vista tecnico che caratteriale ed umano. Cercherò di trasmettere loro quelle che sono state le mie esperienze, il mio vissuto calcistico, cercherò di trasmettere i valori di questo sport che sono importanti per la vita di ognuno di loro, al di là se un giorno diventeranno o meno calciatori di professione. E poi l’obiettivo primario è quello di formare dei calciatori sia per la prima squadra, speriamo, sia per realtà professionistiche di un certo livello”.

Tu sei al Frosinone dalla stagione 2011-’12. Il mondo del Frosinone lo conosci a tutto tondo. Come hai vissuto la crescita di questa Società nel corso degli anni?

“Ho vissuto tutte le varie epoche della crescita. Sono arrivato che c’era un momento di difficoltà dopo la retrocessione dalla serie B. Abbiamo avuto 2-3 anni di assestamento, al terzo anno di serie C siamo riusciti a vincere il campionato e da lì è partita tutta la cavalcata per giungere al Frosinone di adesso, che è un’altra cosa. E’ diventato una vera e propria azienda, prima era un Frosinone più a livello familiare, un ambiente di professionismo a livello un tantino più basso. Attualmente è una Società a tutti gli effetti, ben strutturata con tanti dipendenti, giocatori importanti e una squadra che lotta sempre per obiettivi di livello in uno stadio e un Centro Sportivo di proprietà. Diciamo che le cose nel tempo sono cambiate, c’è stata una grande evoluzione”.

Il rapporto con il presidente Maurizio Stirpe.

“Un rapporto di grande stima, credo reciproca. Mi ha dato una grande possibilità, rimanere nel mondo del calcio e lavorare dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Non era una così così scontata. Sta a me dimostrare che posso fare bene anche una volta uscito dal calcio giocato”.

E il rapporto con il direttore Guido Angelozzi. Ti ha affidato un incarico come hai detto tu stimolante e importantissimo, quello di far emergere e crescere giovani.

“Anche con lui credo ci sia un rapporto di stima e fiducia reciproca che si è costruito nel corso della stagione scorsa. Il suo curriculum, la sua carriera ai vertici delle Società nelle quali ha lavorato parlano chiaro. C’è stato un primo periodo di conoscenza, dopodiché il fatto che lui abbia creduto in me affidandomi questa opportunità, rappresenti il segno tangibile che da parte sua nei miei confronti c’è stima. Anche il Direttore, così come il Presidente, spetterà a me ripagarlo della fiducia con il lavoro quotidiano”.

La scelta di mister Gorgone? C’è anche un rapporto datato con lui, era il vice di Stellone nel Frosinone con te giocatore. Anzi, si diceva che lui fosse il vero tattico dello staff. Un ragazzo pacato, serio, professionale.

“Da primo allenatore non è l’esordio per lui, perché lo fece già nel settore giovanile della Triestina prima di entrare nello staff di Stellone. Col quale c’era grande amicizia e stima. Con i secondi allenatori di solito i calciatori più esperti creano un rapporto più stretto e confidenziale, nel corso degli anni poi siamo rimasti in contatto. E così gli chiedevo di qualche calciatore nelle squadre in cui lui era stato, ci scambiavamo informazioni. Lui in confidenza mi diceva che un giorno avrebbe voluto camminare con le proprie gambe. E quando ho avuto questa possibilità, mi è venuto in mente. Abbiamo idee di calcio simili, ci siamo sentiti al telefono, gli ho chiesto la disponibilità. Nel momento in cui si sono incastrate un po’ di situazioni, ho visto in lui la possibilità di poter diventare allenatore anche con i ‘grandi’. E’ vero, è una persona pacata, educata, ha idee di calcio molto innovative, ha grande personalità, conosce il calcio da tanti anni, ha la giusta esperienza anche in panchina con Stellone dalla serie C alla serie A e in questo momento è la persona giusta per poter far crescere i nostri ragazzi e farli avvicinare alla prima squadra, inculcando loro una mentalità da prima squadra perché nel giro di 1 o 2 anni devono essere pronti per spiccare il volo”.

Veniamo alla squadra Primavera: pochi innesti ma importanti. Scelti in che modo? Vedendo video, partite, organizzando stages?

“I nostri saliti dalla Under li conoscevo già, li ho valutati attentamente e sottoposti. Per quanto riguarda i nuovi, ad esempio Favale lo conoscevo già per averlo visto dal vivo, altri li ho osservati a video perché il Covid non ci ha permesso di andare in giro ed altri ancora li abbiamo provati negli stages. Ad esempio Tonye Tonye l’ho preso ma ero andato a vederne un altro”.

Invece parliamo di campionato e della Coppa Italia. Attese generali?

“Vogliamo provare ad essere competitivi. Sappiamo che ci sono realtà importanti come la Lazio, poi il Benevento e l’Ascoli che fanno sempre squadre forti, il Perugia, la Ternana, lo Spezia. Sarà un campionato molto equilibrato come sempre, noi vogliamo esserci per dire la nostra”.

Ufficio Stampa Frosinone Calcio

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