IL DIRETTORE ANGELOZZI: LA MIA IDEA SUL FROSINONE DEL FUTURO

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FROSINONE – Dieci domande per la ‘prima’ ufficiale da neo giallazzurro a meno di un mese dal suo arrivo al Frosinone. Guido Angelozzi, Amministratore con Delega all’Area Tecnica del Club, è stato presentato alla stampa in ottemperanza alle normative di sicurezza che ‘consigliano’ conferenze a distanza. Della storia tra il Frosinone e Guido Angelozzi c’è un’ampia letteratura che avvicina il dirigente al presidente Maurizio Stirpe dalla stagione 2002-’03, quando il patron giallazzurro era uno dei soci del Frosinone. A salvezza in C2 conquistata (soffertissima, in quel di Brindisi, ndr) iniziarono i contatti per sancire un binomio che per una serie di circostanze anche queste ampiamente materia conosciuta, si è potuto concretizzare appena 17 anni e mezzo dopo.

Direttore Angelozzi, Sassuolo e Spezia sono state due pagine bellissime dalla sua carriera. In Emilia ha dato inizio ad una splendida avventura, portando molti giovani che si sono poi rivelati ottimi giocatori, cosa avvenuta anche a La Spezia con l’aggiunta della storica promozione in A. A quale della due realtà crede si avvicini il Frosinone?

“Spero di portare qui al Frosinone la filosofia che avevamo al Sassuolo, una realtà piccola ma anche una grande Società che ha raggiunto ottimi traguardi in questi anni. Il mio desiderio è quello di dare un’impronta su quel tipo di modello anche se poi allo Spezia si è lavorato ugualmente bene. Ma come esempio di crescita generale ho come parametro il club emiliano. Sassuolo ad esempio ha uno stadio privato come il nostro, rappresenta un valore aggiunto, lo hanno pochi club in Italia”.

Che ambiente ha trovato? Pensa si possa lavorare bene qui a Frosinone?

“Ho trovato un bellissimo ambiente, una Società ben organizzata. In questi ultimi anni d’altronde il Frosinone ha raggiunto traguardi eccellenti. Spero, sia dal punto di vista personale che a livello di Club, di ripetere il percorso che il Frosinone ha avuto in questi anni. Con l’obiettivo di migliorare sempre”.

Qual è la sua idea di calcio e di gestione di una società e come pensa di cambiare il Frosinone?

“La mia idea di calcio è fortemente aziendalista come filosofia di lavoro all’interno della Società. In questi ultimi due anni ho capito che se il calcio non cambia spartito finirà male. Aggiungiamo il gravissimo problema correlato alla crisi dovuta al Covid che ha inciso tantissimo ed incide tuttora in maniera preponderante. L’unica medicina giusta è quella di cercare di organizzare la Società puntando sui giovani e sul coraggio di intraprendere quel tipo di percorso, su un corretto bilanciamento tra entrate ed uscite e verso un’organizzazione societaria che comunque qui al Frosinone c’è ed è ben radicata”.

Il presidente Stirpe in una recente intervista ha detto che lei avrebbe parlato con Salvini e Frara per decidere i ruoli.  Che posto potranno avere nel nuovo corso del Frosinone?

“In questo momento il direttore Salvini è in organico, attualmente è in ferie. Quando tornerà vedremo se ci sono le giuste condizioni di proseguire il lavoro. Frara sta lavorando, ha iniziato un percorso di crescita con me, spero di formarlo nel diventare un dirigente importante. Farà molto scout, credo tanto in questo progetto per una Società. Io dico che tutti siamo sotto esame. Alla fine si tirano le somme, se ci sono persone brave sono aperto a tutte le considerazioni. Non sono certo venuto a Frosinone per mandare via le persone, sono qui per cercare di dare una mano alla crescita”.

A La Spezia ha vinto il campionato con tanti giovani e un monte ingaggi contenuto (l’undicesimo). Questa politica verrà adottata anche a Frosinone nel prossimo futuro?

“Certo, perché ribadisco che è anche la mia filosofia, unitamente alla politica con i giovani. La possiamo rintracciare nei club in cui sono stato, dal Sassuolo al Lecce, dal Bari al Perugia (allo Spezia stesso, ndr). Oggi in abbiamo anche il problema del Covid, per cui l’unica strada da percorrere è bilanciare entrate ed uscite come ho già detto in precedenza. Le Società sono in crisi, tante rischiano la morte calcistica. L’unica strada per restare dentro adeguati parametri è lavorare con i giovani,  abbassare i  costi di gestione. A Spezia ci siamo riusciti, eravamo la 11.a squadra come monte ingaggi ed anche la squadra più giovane del campionato. Ed abbiamo fatto strike. Spero di ripercorrere quella strada, so che non è facile”.

Pensa che il Frosinone quest’anno possa lottare per uno dei tre posti disponibili per la Serie A?

“Io penso di sì. Lo scorso anno è arrivato in finalissima come sappiamo bene. Avete, anzi abbiamo perso contro lo Spezia ma nei quattro incontri tra la stagione regolare e i playoff ci fu un perfetto bilanciamento. Sinceramente ero convinto, prima del lockdown, che il Frosinone alla fine sarebbe arrivato secondo. Poi non so cosa sia successo dalla ripresa, sono stati sfortunati anche perché hanno trovato sulla loro strada uno Spezia garibaldino che anche con un pizzico di fortuna è salito in A. Il Frosinone è comunque una squadra importante, guidata da un tecnico emergente e credo che possa disputare una stagione di vertice. Poi dove si arriverà non posso dirlo. Ma le potenzialità ci sono”.

Nella sua lunga carriera da direttore sportivo, qual è l’acquisto che ricorda con maggior piacere? E qual è invece il rimpianto più grande perché sfumato all’ultimo momento?

“Ci sono tanti giocatori acquistati da me che sono andati bene, altri meno. A Sassuolo presi ad esempio Babacar spendendo tanti soldi, un ragazzo che mi faceva impazzire: quello rimane un rimpianto. Tra le soddisfazioni posso annoverare quella di Amoruoso che, dalla Primavera del Verona passando per Andria  poi fu destinato ad una grande carriera. E ancora: Fabio Grosso che, ingaggiato dalla C2 è poi diventato campione del mondo. Potrei dire ancora Scamacca, Frattesi, Pellegrini della Roma, lo stesso Politano. Ora però pensare a trovare altri giocatori emergenti per il Frosinone”.

Ci può descrivere le qualità del nuovo arrivato Daniel Boloca?

“E’ un ragazzo che abbiamo preso grazie al lavoro di scouting allo Spezia con la stessa persona che lo farà anche nel Frosinone. Giocava tra i dilettanti. Se fossi rimasto poteva stare nel giro della A. E’ giovane, moderno nel modo di interpretare il calcio, sa fare entrambe le fasi, può giocare da mediano e da mezz’ala, ha grandi potenzialità e chiaramente deve fare esperienza. Spero intraprenda un percorso importante per il Frosinone”.

Il momento per il calcio italiano è delicato, secondo lei il sistema rischia davvero il default?

“Secondo me sì. Si rischia se un Club non è organizzato. Al contrario se ci si sa organizzare in maniera adeguata, all’interno di un perimetro di cose da poter fare, allora si può crescere bene. Qui a Frosinone c’è una grande Proprietà, la famiglia Stirpe che per l’occasione ringrazio per la possibilità che mi ha dato di lavorare qui. Dobbiamo cercare di lavorare tanto sui giovani e inserirli in prima squadra, così da creare in prospettiva un patrimonio per la Società”.

Considerato il momento e le previsioni che certamente non aiutano sul piano economico. Ha parlato con il Presidente Stirpe su come potrà essere affrontata la finestra del calciomercato di gennaio?

“Io parlo spesso con il presidente Maurizio Stirpe. Abbiamo affrontato il discorso ma davanti a noi c’è un mese e mezzo di campionato. La squadra attuale è forte, vedremo se servirà fare qualche intervento”.

Giovanni Lanzi

 

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